Sfida via Twitter: 40mila dollari per stare 30 giorni da soli su un’isola deserta

Mettete un’isola e un castello diroccato. Poi aggiungeteci le telecamere e poco altro.

Tutto questo per 40mila dollari e 30 giorni di tempo.

È l’incredibile proposta, che sta animando questo ultimo scorcio agostano, lanciata dall’attore americano Trevor Donovan via Twitter, a cui, pare, molti hanno già risposto positivamente. Della serie: i soldi fanno sempre comodo specialmente quando non si deve lavorare per ottenerli.

Telecamere e solitudine

Sì, perché in questo caso non bisognerebbe fare chissà cosa per portare a casa il gruzzoletto, ma semplicemente limitarsi a stare da soli in questo castello diroccato, su un’isola deserta in compagnia solo di se stessi. E sempre sotto il controllo delle telecamere che spiano ogni movimento.

Insomma, una specie di reality portato all’estremo, la fantasia segreta di ogni individuo che ama la solitudine. Tuttavia, si tratta di una solitudine un po’ diversa da quella che si sperimenta comunemente quando ci si vuol isolare un po’ dagli altri: senza internet e senza possibilità di connettersi.

Solo libri, sì, quelli sono ammessi, e poi penne, carta da scrivere, cibo garantito.

Su “small island castel” senza connessione

Qualcuno, per la verità, obietta che stare senza fare sesso per 30 giorni è un po’ troppo. Ma, in fondo, accettare la sfida non è un obbligo.

E poi si può sempre riscoprire il piacere di scrivere, magari dando sfogo alla propria vena poetica o romanzesca.

Insomma, il tweet di Donovan ha avuto molto successo, e la sfida si è andata arricchendo via via di nuovi particolari. Il luogo? Small island castle. In realtà, il castello nella foto è in Italia: si tratta di Torre Scola, in Liguria, ex edificio militare situato su uno scoglio, costruito dalla Repubblica di Genova nel 1606.

Un gioco innocente e divertente, ma che in realtà serve per accendere i riflettori su una condizione che spesso si trascura essendo diventata normale: la necessità di essere continuamente connessi. E allora, un mese senza internet, senza cellulare, senza pc – come si viveva soltanto cinquanta anni fa – diventa una cosa impossibile persino da concepire. Un incubo, per molti. Un sogno, per altri. Ovvero un modo per ritornare all’essenzialità.