Coronavirus e animali: la LAV chiede la chiusura degli allevamenti di visoni

Chiudere gli allevamenti di visoni per salvare gli animali e limitare il diffondersi del coronavirus. Sono queste in sintesi le richieste della LAV al ministro della salute Speranza, dopo che in tutto il mondo si sono diffuse le notizie dei casi di enorme diffusione del Sars-CoV-2 negli allevamenti di visoni e di altri animali da pelliccia. In particolare i visoni sono apparsi particolarmente sensibili all’infezione che causa la Covid-19, e  sia negli Stati Uniti che in Europa si è dovuto già procedere all’abbattimento di migliaia di esemplari. Non si tratta solo di una misura salvavita per gli animali, ma anche della possibilità di contenere l’evoluzione e le mutazioni del virus, che sfrutterebbe il grande contagio tra i visoni per mutare ed evolversi. Ne ha parlato oggi anche l’agenzia ANSA.

Coronavirus e animali: la LAV chiede la chiusura degli allevamenti di visoni

La Lav-Lega antivivisezione ha attivato una petizione per vietare anche in Italia gli allevamenti di visoni per farne pellicce, che evidenze scientifiche indicano come “dei veri e propri serbatoi del virus Sars-Cov-2”. La Lav ricorda che in Europa molti Stati hanno già vietato gli allevamenti di animali da pelliccia, tra cui il Regno Unito, l’Austria, la Francia e la Germania. Per questo l’associazione chiede al ministro della Salute Roberto Speranza di vietare da subito l’allevamento di visoni e di altri animali per la produzione di pellicce. La LAV sostiene che il virus sia stato trasmesso ai visoni dagli allevatori, o dagli addetti ai lavori collegati alle strutture: questi animali, dopo aver contagiato i loro simili, stipati in piccole gabbie con anche 90mila individui, hanno nuovamente infettato alcuni lavoratori che, a loro volta, hanno disperso il virus mutato nella comunità. Il pericolo quindi si intuisce facilmente: pare molto evidente.

Queste le parole del prof. Nicola Decaro del Dipartimento di Medicina Veterinaria presso l’Università di Bari, e presidente dell’Associazione Italiana Infettivologi Veterinari: “Il virus per le condizioni di allevamento intensivo in cui migliaia di animali convivono in spazi estremamente limitati, trova un ambiente ideale per replicarsi, evolvere e dunque subire mutazioni. Serve mantenere alta l’attenzione anche sul mondo animale attraverso una continua sorveglianza epidemiologica e molecolare”.

Questo invece quanto spiegato da Simone Pavesi, responsabile Lav Area Moda Animal Free: “Quando un virus muta c’è il rischio che cambi le sue proprietà. Può diventare più contagioso, più mortale, o possono verificarsi mutazioni che rendono difficile trovare un vaccino e sviluppare farmaci. Ha senso continuare ad allevare migliaia di visoni per la produzione di pellicce sapendo che, oltre alla sofferenza arrecata agli animali, questa pratica può portare alla ulteriore diffusione del coronavirus e, anche in una forma mutata e potenzialmente più pericolosa?”.