Cosa succede a chi mangia la cioccolata con il colesterolo e la glicemia? Ecco la risposta

La cioccolata, ossia la nomenclatura che indica la “raffinazione” dei semi dell’albero del cioccolato permette la produzione di un’infinità di prodotti sempre molto apprezzati da una larga fetta della popolazione mondiale, attraverso il consumo di “tavolette”, creme, biscotti ma anche sotto forma di aromi.

La cioccolata era considerato un cibo molto pregiato dalle culture precolombiane, dove costituiva un’alimento per classi sociali agiate ed i guerrieri (nella mitologia azteca era il cibo delle divinità), anche se era molto differente da quello che siamo abituati a consumare e riconoscere oggi.

Cos’è la cioccolata

La cioccolata industriale, ossia quella più comune ed economica viene realizzata miscelando burro di cacao, polvere di cacao con zucchero ed altri aromi, mentre per le qualità più pure e pregiate la lavorazione è più controllata e raffinata, ed inizia fin dalla tostatura delle fave di cacao.

Le principali tipologie di cioccolato riconosciute sono quello fondente, che prevede un minore apporto di zucchero e aromi, quello al latte e quello bianco che non prevede il cacao ma solo il burro di cacao.

Cosa succede a chi mangia la cioccolata con il colesterolo e la glicemia? Ecco la risposta

Prendendo in considerazione la variante fondente, nello specifico una varietà che presenta almeno il 75 % di cacao, la cioccolata presenta numerose proprietà nutritive interessanti, buon apporto di carboidrati, proteine ma anche un contributo di calorie decisamente sostanzioso.

Il consumo può essere benefico per chi soffre di colesterolo alto, visto che ha effetti positivi su quello “cattivo”. L’apporto di antiossidanti aiuta a tenerlo sotto controllo, anche se è bene ricordarsi che è opportuno consumarlo a piccole dosi e non tutti i giorni, privilegiando le varianti più “pure” possibili.

Discorso simile per chi soffre di glicemia “ballerina”: il cioccolato fondente, se assaporato a piccole dosi, a fine pasto non ha effetti negativi. Una dose consigliata “di sicurezza” è 50 grammi, oltre questa quantità possono manifestarsi i tipici sintomi di un innalzamento del picco glicemico, come spossatezza, nausea, cefalea, visione offuscata e necessità di bere con frequenza.