Cosa succede a chi mangia cipolle cotte? Ecco le conseguenze

Le cipolle rappresentano molto di più di un apprezzatissimo ortaggio per la cucina, visto che fin dall’antichità il bulbo della pianta nota come Allium cepa è stato largamente utilizzato sia in cucina che nell’ambito della medicina, dato che venivano attribuite a questi versatili ortaggi proprietà benefiche: per gli antichi Egizi rappresentavano un vero oggetto di culto, al punto che alcuni bulbi sono stati rinvenuti nelle tombe, per greci e romani era il cibo per gli atleti e i gladiatori, ed anche nel Medioevo ha rappresentato un’eccellente fonte di nutrienti anche per le classi meno agiate.

Le proprietà

La cipolla è composta in gran parte d’acqua (oltre il 90 %), ha un apporto calorico molto basso che non supera i 25-28 calorie per etto, pochi grassi, mentre contiene potassio, sodio, fibre, potassio, vitamine del gruppo A, B e C. La cipolla di Tropea, classificata IGP, è una delle più famose del nostro paese e presenta un apporto in termini di fibre ancora più importante.

Tra le numerose proprietà spiccano quelle antinfiammatorie, depurative e antibiotiche, e un consumo mediamente frequente di cipolla aiuta ad eliminare le scorie nell’organismo. Questi ortaggi sono considerabili validi indifferentemente dal tipo di regime alimentare che stiamo seguendo.

cipolle cotte

Cosa succede a chi mangia cipolle cotte? Ecco le conseguenze

Per poter godere al massimo degli effetti benefici della cipolla è consigliabile consumarla cruda. Le cipolle cotte risultano essere leggermente meno digeribili anche se hanno un potere saziante minore, quindi può essere facile esagerare nel consumo. Generalmente una cipolla intera non supera i 150 grammi di peso, pertanto conviene non superare questa dose, sopratutto per chi soffre di intestino irritabile e problemi digestivi. A seconda del soggetto, anche minori quantità possono sviluppare problemi come il meteorismo.

Chi fa uso costante di cipolle cotte può effettivamente “percepire” maggiormente disturbi del tratto digestivo, a causa del contenuto di un tipo particolare di  carboidrati, chiamati zuccheri a catena corta.