Come cucinare il merluzzo: ecco il trucco della nonna

Uno dei prodotti ittici più remunerativi e diffusi dell’industria alimentare è sicuramente il merluzzo, tipologia di pesce molto apprezzata e diffusa in tutto il mondo e presente in praticamente ogni cultura gastronomica per duttilità, “leggerezza” e proprietà nutrizionali tipiche del pesce bianco.

Pesce polivalente

Il merluzzo infatti rappresenta un’eccellente fonte di sali minerali e proteine, risultando al contempo estremamente leggero e nutriente, oltre ad essere adatto a svariate tipologie di preparazione, come il celeberrimo baccalà, molto presente nelle cucine regionali. Dal gusto delicato e leggero, è presente in numerose diete ipocaloriche ed uno degli alimenti ittici più indicati per i bambini, presente infatti nella dieta degli infanti fin dai primi mesi dello svezzamento.

Come cucinare il merluzzo: ecco il trucco della nonna

Fin dai tempi antichi il merluzzo è stato molto apprezzato perchè adatto ad ogni tipo di classe sociale, anche per i ceti meno abbienti. Oggi è presente sia nella cucina popolare che in quella gourmet, e può essere preparato in innumerevoli tipologie di cottura e preparazione, risultando adatto sia come “piatto principale” che come contorno o secondo.

Il merluzzo grigliato rappresenta una delle più comuni e meno complicate da preparare: è sufficiente pulire bene il pesce dalle lische prima di sciaquare la carne sotto l’acqua corrente per poi asciugarla con della carta assorbente, prima di cuocerlo sulla griglia utilizzando solo un po’ d’olio, procedendo fino alla doratura.

Un trucco tradizionale e molto efficace per conferire una nota di sapore importante durante la cottura prevede una sorta di “marinatura”: è sufficiente tenere la carne in ammollo in una salsa come salmoriglio o la citronette, dopo averla preventivamente pulita. Dopodichè lasciar “riposare” per almeno 40 minuti la carne nella zona meno fredda del frigorifero per poi procedere alla cottura come sopra. Oltre a conferire un sapore più deciso al merluzzo, questo procedimento rende anche la carne maggiormente “resistente” alla cottura.