Con la diffusione delle abitudini salutiste e del vegetarianesimo, forse nessun altro prodotto alimentare è diventato un tabù quanto lo strutto di maiale. Questo ingrediente, tradizionalmente impiegato per una vasta gamma di preparazioni, viene sempre più abbandonato e sostituito da olio di semi e altri grassi di origine vegetale, in realtà non sempre preferibili, sia in termini organolettici sia sul piano nutrizionale. Lo strutto fa male ed è giusto rinnegarlo? Approfondendo le sue caratteristiche e confrontandolo con gli altri grassi alimentari, proveremo a rispondere a questa domanda e vedremo come e perché è sbagliato disprezzarlo in modo categorico.
Prima di capire se e quanto lo strutto fa male, bisogna precisare che le caratteristiche nutrizionali di questo grasso variano notevolmente in base al regime alimentare del maiale.
Ad ogni modo, lo strutto contiene un’alta percentuale di grassi saturi e di colesterolo, con una concentrazione energetica elevatissima, fattori che lo rendono sconsigliabile per gli ipercolesterolemici e per i soggetti a rischio cardiovascolare.
Più nel dettaglio, indicativamente ecco cosa contengono 100 grammi di questo prodotto.
saturi 42,47 g; monoinsaturi 43,11 g; acido oleico 39,06 g; polinsaturi 11,70 g; acido linoleico 8,95 g; acido linolenico 0,92 g; colesterolo 0,95 g
B6 2 mg; acido folico (B9) 2 mg; D 2 mg; E 1 mg
fosforo 3 mg; potassio 1 mg; selenio 2 mg; sodio 2 mg; zinco 2 mg
Per il suo contenuto nutrizionale, verrebbe da dire che lo strutto fa male e che andrebbe usato con estrema parsimonia, specialmente per chi conduce una vita sedentaria. Tuttavia, questo prodotto vanta anche alcuni pregi da non sottovalutare, come ha evidenziato la dietista Jo Travers della British Dietetic Association, durante la trasmissione televisiva Food Unwrapped, considerazioni riprese in un articolo sul Daily Mail. Eccoli in sintesi.