Patto per la salute:arriva l’infermiere di famiglia

Li chiamano infermiere di famiglia. È una figura professionale che deve portare più sanità sul territorio: significa evitare che pronto soccorso e ospedali vengano visti come unico punto di riferimento per i pazienti. Per patologie croniche e figure fragili, che necessitano di assistenza periodica, l’infermiere di famiglia può essere una risposta da sviluppare nel tempo, secondo quanto previsto dal patto per la salute siglato tra governo e Regioni e sostenuto dal ministro della Salute, Roberto Speranza.

a prevenzione della famiglia fuori dall’ospedale.

COSA FA. L’infermiere di famiglia può eseguire medicazioni, terapie riabilitative per anziani con problemi di mobilità o per chi ha subito incidenti; supporto psicologico anche a familiari di pazienti con disabilità o con patologie croniche. Tutto questo a domicilio.

“La professione fa un altro passo avanti nel suo cammino, entra nelle case delle persone, contrasta le disuguaglianze soprattutto nelle aree interne e garantisce un’assistenza territoriale accessibile soprattutto a una popolazione che invecchia e presenta sempre più cronicità e disabilità, con la necessità di soddisfare bisogni di assistenza complessi che gran parte delle famiglie non può affrontare da sola”, afferma la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli.
“Con questa scelta l’Italia si allinea alle indicazioni dell’Oms che fin dal 1998 – rileva Mangiacavalli – aveva indicato la necessità dell’infermiere di famiglia/comunità. Ora le Regioni, che hanno approvato il Patto evono attuare le previsioni che contiene insieme agli Ordini degli infermieri. Siamo già al lavoro per preparare i nostri professionisti a interpretare al meglio questo nuovo ruolo che c’è stato assegnato all’interno del Servizio sanitario nazionale”.