Perchè si dice “le Calabrie”? Ecco la risposta

La Calabria, chiamata Bruzio al tempo dei Romani venne denominata con il nome attuale di Calabria dai Bizantini, che vi governarono fino all’anno Mille e che diedero luogo ad una civiltà multietnica popolata da arabi, normanni e germani.

Cenni storici

Con la fine dell’impero romano la regione perse la sua unità territoriale e politica e si divise in diverse zone di influenza. Ancora oggi la Calabria porta i segni delle vicende storico-politiche che l’hanno caratterizzata in quanto è la regione italiana più mutevole e disunita.

Nel ‘500 la popolazione della regione subì un processo di enorme crescita demografica, tanto che nel 1595 gli abitanti arrivarono a sfiorare le 500 mila unità. Ma anche in questa occasione il processo non fu uniforme, infatti ci furono delle differenze notevoli fra le varie zone della regione e i picchi demografici si ebbero in misura maggiore nella parte meridionale della Calabria, nella cosiddetta provincia Ultra.

Nasce poco dopo la divisione della regione in Citeriore e Ulteriore che venne mantenuta per molti secoli.

Nel frattempo la popolazione si spostava dalle coste verso la collina e l’assenza di strade e le numerose calamità naturali contribuirono all’isolamento di molti cittadini.

Il fenomeno che ha fatto parlare gli studiosi di “Calabrie” sta ad indicare la diversità di un territorio che, pur appartenendo alla stessa regione, presentava caratteristiche non omogenee.

Un tentativo di rottura dell’isolamento e di facilitazione delle comunicazioni fu effettuato sotto il dominio dei Borbone e dei Francesi, intorno alla fine del ‘700 e l’inizio dell’ ‘8’00 quando venne costruita una strada chiamata proprio “carrozzabile delle Calabrie”.

Nel 1816 il nuovo assetto amministrativo voluto dai Borbone divise la Calabria in tre province, Citeriore con capitale Cosenza, Ulteriore Prima con Reggio e Ulteriore Seconda con Catanzaro. Con la fine della dinastia borbonica la Calabria smise di essere divisa in Citra e Ultra e le province si identificarono con i tre capoluoghi, mantenendo una ripartizione territoriale che è durata fino alla creazione delle nuove province di Crotone e di Vibo Valentia.

A proposito del termine “le Calabrie”, Giuseppe Isnardi ha scritto nel 1963 che nella pluralità del nome era il segno di una intuizione popolare, il risultato di una lunga esperienza vissuta e sofferta negli spazi che le difficoltà o addirittura le impossibilità delle comunicazioni interne rendevano immensamente più ampi di quel che erano nella realtà delle dimensioni.