La storia delle streghe di Benevento: le Janare

Avete mai sentito parlare della storia delle streghe di Benevento, le cosiddette Janare. Paventate e malefiche come quelle di Salem, le streghe di Benevento erano esseri demoniache che, nelle notti paurose di luna piena, si riunivano per attuare i sabba attorno ad un enorme albero, il famoso Noce di San Barbato vicino al fiume sabato. Solitamente si parlava di levatrici e donne esperte di erbe curative e chiaroveggenza.

Matteuccia da Todi e Mariana di San Sisto sono solo diverse delle tantissime streghe beneventane che furono bruciate sul rogo. Nel linguaggio tradizionale ancora oggi è impiegato il termine janara per individuare una donna fuori controllo rassomigliante ad una strega. Con il nome di Janare nei tempi primitivi si indicavano le streghe di Benevento. Stando agli studiosi, il nome discende dal latino dianara che vuol dire una sacerdotessa consacrata al culto della dea Diana o anche da ianuache letteralmente vuol dire porta.

La storia delle streghe di Benevento: le Janare

Le streghe infatti erano medesime intrufolarsi in casa passando sotto la porta e per tale motivo era avvezze degli abitanti di Benevento cospargere la porta con il sale o collocare davanti una scopa. La strega obbligata a contare i granelli o i fili della scopa non entrava in casa.

Stando alla credenza popolare, di giorno erano donne normali, ma di notte cambiavano d’aspetto diventando esseri spaventose e terribili. Potevano volare a bordo delle scope e si muovevano a bordo delle mule alle quali come marchio del loro passaggio rimanevanotrecce nella criniera. Rispetto streghe di Salem, le Janare erano introverse e scorbutiche. Le loro vittime preferite erano i bambini. Erano solite colpire le famiglie causando infertilità e aborti.

Non vi era una solo classificazione di strega o di janara, ma differentisottocategorie. C’era la zucculara che era zoppa e con il rumore dei suoi zoccoli di notte spaventava gli abitanti, ma c’era anche la manolonga una donna morta cascando giù in pozzo e che trascinava nel pozzo tutti i poveri malcapitati. La prima strega beneventana di cui abbiamo notizia aveva il nome di Matteucciada Todi, nativa di Ripabianca e bruciata sul rogo nel 1428.

Riferì la formula magica per volare e la ricetta dell’ungento, ma specialmente ammise di essere una strega e di esercitare i sabba al noce di Benevento in onore di Lucifero. Altre importanti streghe o meglio janare bruciate sul rogo furono Bellezza Orsini, Faustina Orsi e Mariana di San Sisto. Tutte, sotto supplizio nei loro racconti parlarono dei sabba, del noce di Benevento e della pozione per volare sulla scopa.