Troppo vino nel fiume, animali ubriachi e confusi

Animali sotto gli effetti deleteri dell’alcol e pesci morti per il vino: è quello che sarebbe accaduto, secondo la denuncia di alcuni pescatori, a Gornja Radgona, centro agricolo in Slovenia che sorge lungo il fiume Mura nelle settimane scorse.

La storia ha un che di assurdo, ma non è affatto una barzelletta, anche se lo potrebbe sembrare.

Animali confusi e con problemi di equilibrio

Secondo quanto emerso dalle testimonianze, sarebbe stato proprio l’alcol sversato nelle acque a far ubriacare gli animali della zona, causando in loro problemi di equilibrio e atteggiamento confuso, proprio come accade agli umani alticci dopo una serata trascorsa a divertirsi.

Ma come è finito l’alcol nel fiume? E, soprattutto, nei liquidi sversati c’era solo alcol? Non proprio.

Gli effetti del lockdown

Stando alle ricostruzioni, le aziende vitivinicole della zona, a causa delle scarse vendite seguite al lockdown da coronavirus, hanno riversato nel fiume enormi quantità di vino rimasto invenduto. Che è così entrato in circolo nei pesci e negli animali che lì si abbeverano. Insieme al vino, però, anche una discreta quantità di zolfo è finita in acqua, sostanza utilizzata per il lavaggio delle botti.

Un danno ambientale, appunto, con pesci morti e animali ubriachi, cui i pescatori hanno cercato di far fronte aumentando il livello di ossigenazione delle acque, drasticamente calato.

Un fatto non isolato

E non è tutto: gli stessi hanno raccontato che non è la prima volta che si verifica un fatto del genere, essendo la regione interessata dal fenomeno nota proprio per la produzione vitivinicola. Ma le chiusure e i blocchi hanno provocato un danno economico alle aziende locali. E i produttori si sono liberati dell’invenduto scaricando tutto nel fiume. Le indagini sono in corso, ma le prime analisi avrebbero confermato i sospetti dei pescatori.

Una storia a tratti surreale. Resta da chiedersi se non ci fossero altri modi più rispettosi dell’ambiente per liberarsi del vino rimasto in deposito.

E, soprattutto, se i produttori non si siano posti il problema delle conseguenze sugli animali, atteso che – come noto – la pregiata bevanda è cara soltanto agli esseri umani.