Cannabis light, la norma sulla liberazione è stata stralciata dalla legge di bilancio

La norma che avrebbe reso possibile dal primo gennaio la vendita della canapa a basso contenuto di Thc è stata stralciata dal maxi emendamento in esame del Senato. Casellati,presidente del Senato, l’ha dichiarata inammissibile e dai banchi dell’opposizione si sono levati applausi, che hanno innescato caos. Si è trattato di una «valutazione tecnica scevra da condizionamenti politici», ha detto la presidente del Senato, aggiungendo: «Se ritenete questa misura importante per la maggioranza, fatevi un disegno di legge».
«Qui l’unica follia è equiparare la cannabis light alla droga: è come sostenere che ci si può ubriacare con la birra analcolica», dice Mantero. «Per colpa dell’ignoranza di alcuni politici dell’opposizione 12 mila agricoltori e commercianti torneranno a vivere l’incubo della chiusura delle loro attività».

Il giudizio di inammissibilità di cui più si è parlato riguarda l’emendamento sulla liberalizzazione della cannabis light, una norma a cui il centrodestra si era sempre opposto. L’emendamento, presentato da due senatori del Movimento 5 Stelle, prevedeva l’uso «in forma essiccata, fresca o trinciata ai fini industriali, commerciali ed energetici» di cannabis in cui il contenuto di tetraidrocannabinolo (Thc) fosse inferiore allo 0,5 per cento. Se la norma non fosse stata bloccata, sarebbe stata liberalizzata la vendita e la produzione della cosiddetta cannabis light, che oggi è commercializzabile in Italia ma con molti limiti e divieti.

Attualmente le imprese che si occupano di cannabis light in Italia sono circa 3 mila. La norma approvata in Commissione bilancio prevedeva un’accisa che avrebbe portato nelle casse dello Stato circa 500 milioni di euro. Tra le altre norme escluse dal testo del maxi emendamento c’è anche la tobin tax (che introduceva un’aliquota dello 0,04% su alcuni tipi di transazione finanziarie online). Slitta invece da luglio 2020 al primo gennaio 2022 la fine del mercato tutelato per l’energia.