Covid, rischio infarto molto alto dopo l’infezione: ecco perchè

Il Covid ha indubbiamente catalizzato l’attenzione popolare ma anche mediatica di praticamente ogni zona del mondo, che ha dovuto affrontare il contagio in maniera più o meno efficace. Trattandosi di una tipologia di virus che viene “trasmessa” per via aerea, la capacità di trasmettersi da una persona all’altra è stata molto elevata, in particolar modo con il diffondersi delle varianti come Omicron la mortalità si è ridotta progressivamente a fronte di una maggior capacità di contagio, e gli ultimi rilevamenti hanno riscontrato una nuova tendenza che può portare a problematiche al cuore maggiori nelle settimane immediatamente successive a quelle del contagio.

Covid, rischio infarto molto alto dopo l’infezione: ecco perchè

Uno studio emerso dalla rivista di medicina Heart ha infatti effettivamente mostrato i dati legati a diverse centinaia di casi che hanno fatto emergere le possibilità di infarto o insufficienza cardiaca dopo l’infezione da Sars-Cov-2 è molto alto entro i primi 30 giorni dall’infezione, eventualità che si riduce progressivamente con il tempo ma che rimane comunque più alta rispetto alla maggior parte delle malattie associabili al Covid per “funzionamento”.

Lo studio ha preso in esame 53.613 individui, di cui 17.871 hanno avuto il Covid tra marzo 2020 e marzo 2021, e tra le persone che non hanno subito ricoveri è stata rilevata una quasi 3 volte maggiore di soffrire di problematiche legate al cuore ed al sistema circolatorio, come la trombosi, rispetto a chi non ha contratto il contagio.

Gli studi ovviamente non tengono conto delle sottovarianti più recenti ma sono dati piuttosto eloquenti che aggiungono un nuovo “tassello” alle problematiche “post Covid” di cui si è tanto discusso fino a non troppi mesi fa. Le statistiche legate a questo fattore sono molto più elevate se si tiene conto dei pazienti presi in esame che sono stati sottoposti a ricovero.

Le autorità continuano ad invitare la massima attenzione nell’ambito dei contagi, valutando in particolare la possibilità di effeettuare una vaccinazione anche nella 4° dose.

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