La carne fa parte dell’alimentazione umana fin dagli albori della civiltà, anzi da prima, in quanto l’essere umano è stato portato a diventare un cacciatore alternativamente all’attività di raccoglitore fin dal primo sviluppo delle comunità. Per numerosi secoli la carne è stata concepita come appannaggio quasi esclusivo delle classi meno abbienti, mentre in tempi più recenti è stata oggetto di ostracismo in quanto non propriamente salutare, legata anche alla tendenza di sviluppare malattie specifiche come la gotta. La carne grassa ad esempio viene additata da molti come una delle varianti meno sane e più ingrassanti oltre che una delle più problematiche per il sistema circolatorio, ma in realtà fa bene o male?
Mangiare carne grassa fa bene alla salute? Ecco la verità
Il grasso divide prima di tutto i giudizi, ed essendo disponibili tantissimi tipi di tagli di carne, corrispondenti a varie parti dell’animale in questione, non tutta la parte grassa è uguale.
Si distingue in ambito gastronomico tendenzialmente dal grasso di copertura, che costituisce la vera e propria “protezione” dei muscoli ed è tipica di alcuni tagli specifici, mentre quello che è presente direttamente nella carne è definito di infiltrazione.
Praticamente ogni taglio di carne, indifferentemente dallo “scopo” di preparazione, sopratutto quella maggiormente pregiata deve presentare una quantità più o meno definita di questa tipologia di parte grassa. Una carne pregiata e saporita deve quasi sempre essere disposta di una adeguata marezzatura, ossia le strisce sottili nella struttura stessa che conferisce il tipico aspetto della carne di qualità.
Generalmente la quantità e la tipologia (definita anche dal colore) del grasso definisce sia l’età che il tipo di alimentazione. Ma la carne grassa fa bene?
Pare proprio di si, in quanto fonte di vari elementi molto importanti come il betacarotene, grassi polinsaturi (definiti grassi buoni) come gli omega 3, tutti utili anche per garantire un apporto nutritivo importante anche perchè una dose di carne grassa nei limiti giusti può favorire la salute cardiovascolare.
